Telepatia: cosa dicono gli studi statistici degli ultimi 50 anni

La telepatia è uno dei fenomeni più controversi della parapsicologia, ma anche uno dei più studiati. A partire dagli anni ’70, migliaia di esperimenti scientifici — inclusi test randomizzati, doppio cieco e protocolli standardizzati — hanno cercato di verificare se la mente possa realmente ricevere informazioni senza l’uso dei sensi.

Il metodo più famoso è il Ganzfeld, ideato per ridurre il rumore sensoriale e facilitare la trasmissione di immagini o stimoli mentali da un “mittente” a un “ricevente”. In 50 anni di studi:

  • alcune meta-analisi mostrano risultati leggermente superiori al caso, con effetti statistici reali e ripetuti;

  • altre analisi contestano la significatività, attribuendo gli effetti a bias metodologici o differenze di laboratorio.

Nonostante le controversie, molte università (Edimburgo, Northampton, Lund) continuano a sperimentare, confermando che la telepatia non può essere esclusa, ma neanche accettata come fenomeno dimostrato.

La SIRP utilizza questi dati per proporre un approccio realistico:
non credere a priori, non negare a priori, analizzare.

1. Perché la telepatia è diventata un tema “statistico”

Dalla metà del ’900 in poi, chi studia telepatia ha capito una cosa fondamentale:
non puoi dimostrare il fenomeno con un singolo esperimento spettacolare, devi farlo con tante prove ripetute e poi guardare se, nel complesso, i risultati escono sopra il caso.

Per questo la ricerca moderna sulla telepatia si basa su:

  • protocolli controllati (doppio cieco, randomizzazione, ecc.)

  • grandi numeri di prove (trial)

  • meta-analisi: studi che raccolgono tutti gli esperimenti fatti in un certo modo e calcolano l’effetto complessivo.

È qui che entra in scena il Ganzfeld.


🔹 2. Cos’è il Ganzfeld e perché viene usato per la telepatia

Ganzfeld in tedesco significa “campo uniforme”.
L’idea è: se riduco al minimo gli stimoli sensoriali normali, la mente del “ricevente” potrebbe essere più ricettiva a eventuali segnali telepatici.

In pratica:

  1. Il ricevente:

    • è seduto o sdraiato

    • occhi coperti da mezze palline da ping-pong

    • luce rossa uniforme

    • rumore bianco o suoni monotoni in cuffia

    • stato di rilassamento, quasi meditativo

  2. Il mittente, in un’altra stanza, guarda un bersaglio:

    • un’immagine

    • un breve video

    • una clip visiva/emotiva

  3. Dopo un certo tempo, al ricevente vengono mostrate 4 immagini (una è il bersaglio vero, 3 sono “distrattori”).
    Deve scegliere quella che più corrisponde a ciò che ha percepito.

👉 Se la telepatia non esiste, ci aspettiamo che il ricevente indovini il bersaglio circa il 25% delle volte (una su quattro).


🔹 3. Cosa dicono le meta-analisi Ganzfeld

Negli anni ’80–’90 i ricercatori hanno iniziato a mettere insieme tutti gli esperimenti Ganzfeld per vedere il quadro generale.

3.1. I risultati “pro-telepatia”

Meta-analisi famose (per es. quelle di Honorton & Bem, e poi di Storm e colleghi) hanno trovato:

  • una percentuale di successi attorno al 32–35% circa
    (invece del 25% atteso dal caso)

  • un effetto statisticamente significativo, cioè con una probabilità molto bassa che sia dovuto al caso.

Per chi è favorevole all’ipotesi psi:

questi numeri indicano un piccolo ma consistente effetto telepatico, difficile da spiegare con semplici errori.

3.2. Le critiche scettiche

Dall’altra parte, critici e scettici hanno evidenziato:

  • possibili problemi di randomizzazione in alcuni studi

  • file drawer effect: gli esperimenti con risultati nulli o negativi vengono pubblicati meno, quindi la meta-analisi vede troppi “successi”

  • differenze importanti tra un laboratorio e l’altro (alcuni ottengono risultati “forti”, altri zero)

Per loro:

quei pochi punti percentuali sopra il caso potrebbero essere dovuti a piccole distorsioni cumulative, non a un vero fenomeno paranormale.


🔹 4. Oltre il Ganzfeld: altri test di telepatia

Negli ultimi decenni si sono usati anche altri paradigmi:

  • Dream ESP:
    mittente → invia immagini mentre il ricevente dorme; poi si analizzano i sogni e si vede se corrispondono al target più del caso.

  • Remote viewing:
    il “ricevente” descrive un luogo o un oggetto che non può vedere fisicamente, spesso scelto a caso da un computer.

  • Task di laboratorio computerizzati:
    sequenze di immagini mostrate a un mittente mentre il ricevente, altrove, tenta di “sentire” quali stanno apparendo.

Anche qui, come nel Ganzfeld:

  • alcuni studi mostrano piccoli effetti significativi

  • altri non trovano nulla

  • nel complesso, non si arriva a un consenso definitivo.


🔹 5. Come interpretano questi dati i ricercatori seri

Oggi il quadro sincero è questo:

  1. Statisticamente, molte meta-analisi sull’ESP (telepatia compresa) mostrano un piccolo effetto sopra il caso.

  2. Metodologicamente, il fenomeno è fragile:

    • alcuni laboratori lo replicano, altri no

    • piccoli cambi di protocollo cambiano l’effetto

    • le critiche sui bias restano aperte.

  3. Filosoficamente, se anche accettiamo quel piccolo effetto, abbiamo un problema enorme di modello:

    • come si trasmette l’informazione?

    • non abbiamo una teoria fisica condivisa che spieghi il “canale” telepatico.

Quindi:

  • per i favorevoli all’ESP:

    “C’è un segnale debole ma reale, che indica una forma di comunicazione oltre i sensi, ancora non compresa.”

  • per gli scettici:

    “C’è un rumore di fondo dovuto a bias, selezione dei dati e differenze di laboratorio. Non c’è prova di telepatia.”


🔹 6. La posizione coerente per SIRP: né creduloni, né negazionisti

Qui entra la vostra forza come SIRP.

Tenendo conto di questi 50 anni di dati, una posizione professionale e credibile è:

  • non dire mai “la telepatia è dimostrata”, perché il mondo accademico non è affatto d’accordo;

  • non dire neanche “la telepatia non esiste”, perché ci sono troppi risultati, troppi casi e troppe meta-analisi per liquidare tutto a barzelletta;

  • assumere una postura di ricerca:

“Esistono dati sperimentali che suggeriscono la possibilità di correlazioni mentali non spiegate dai sensi ordinari. Gli effetti sono deboli, controversi e difficili da replicare. Per questo noi non li usiamo come dogma, ma come stimolo a studiare meglio la coscienza e i fenomeni anomali.”

In pratica:

  • sul campo (indagini, medianità, esperienze spontanee)
    → ascoltate e documentate anche eventuali fenomeni telepatici tra persone, tra medium e consultanti, tra familiari.

  • sul piano teorico
    → mantenete un riferimento ai risultati internazionali: piccoli effetti sopra il caso, ma ancora privi di consenso definitivo.


🔹 7. Come potresti spiegare la telepatia al pubblico SIRP

Una formula pronta all’uso, da usare in conferenze, articoli o video:

“Negli ultimi cinquant’anni migliaia di esperimenti, soprattutto con il metodo Ganzfeld, hanno cercato di verificare la telepatia in laboratorio.
Alcune meta-analisi mostrano risultati leggermente sopra il caso, altre non li confermano o li spiegano con problemi di metodo.
Oggi non possiamo dire che la telepatia sia ‘dimostrata’, ma non possiamo neppure archiviarla come fantasia.
Per noi della SIRP, questi dati indicano che la coscienza ha ancora zone inesplorate: non crediamo a priori, non neghiamo a priori, analizziamo.”